Energy Manager
Energy manager: di cosa si occupa
La figura dell’energy manager è stata istituita, in Italia, con la legge 10 del 1991 che stabilisce l’obbligo – per chiunque operi nei settori industriale, civile, terziario e dei trasporti e consumi energia sopra una determinata soglia (10.000 tonnellate equivalenti di petrolio per il settore industriale, 1.000 tep per gli altri) di nominare una figura responsabile per la conservazione e l’uso responsabile dell’energia. Nasce così l’energy manager di cui, sempre nella stessa legge, sono stati individuati i primi compiti:
- individuare azioni e pratiche per l’impiego razionale dell’energia;
- predisporre i bilanci energetici;
- raccogliere e gestire i dati relativi al consumo energetico.
Dall’inizio degli anni Novanta ad oggi si è molto evoluto il mondo dell’energia e, di conseguenza, anche l’energy manager ha acquisito competenze e responsabilità sempre più specifiche. In particolare, una circolare del Ministero dello Sviluppo Economico del 2014 ha stabilito che spetta a questa figura il compito di verificare il rispetto dell’obbligo di soddisfare il fabbisogno energetico favorendo l’impiego di fonti di energia rinnovabile, e il ruolo di “tecnico di controparte incaricato di monitorare lo stato dei lavori e la corretta esecuzione delle prestazioni previste dai contratti di Servizio Energia qualora il committente sia un ente pubblico soggetto all’obbligo.”
In generale, il ruolo dell’energy manager è fondamentale per le aziende, ma sempre più richiesto anche per le strutture residenziali perché consente, in ultima analisi, di ottimizzare e razionalizzare il consumo di energia. Ciò implica, da un lato, una maggiore sostenibilità ed efficienza energetica degli impianti e, dall’altro, un concreto risparmio anche in bolletta.
Chi è l’energy manager
Visto il suo ruolo, l’energy manager ha, generalmente, competenze tecniche specifiche nel settore energetico, ma anche conoscenze nel campo della valutazione degli investimenti, della legislazione e dei mercati. Soprattutto nel caso in cui sia una figura inserita in aziende del settore industriale, il responsabile è spesso un manager di alto livello supportato da uno staff di specialisti in grado di orientare e ottimizzare le politiche energetiche dell’intera azienda.
Nel caso delle imprese più strutturate, l’energy manager viene spesso nominato all’interno dell’azienda stessa, individuando la figura più competente. In altri casi, soprattutto nel mondo delle piccole e medie imprese, il responsabile può essere individuato all’esterno nella figura di un consulente, ruolo che, tuttavia, può essere talvolta ricoperto anche da un Esperto in Gestione dell’Energia (EGE).
Esiste un portale online curato dalla Federazione Italiana per l’uso razionale dell’energia (FIRE), dal quale è possibile consultare l’elenco degli energy manager nominati, secondo gli obblighi di legge.
Come diventare energy manager: i requisiti
In generale, è possibile individuare alcuni requisiti per la figura dell’energy manager che possono variare da azienda ad azienda. In primo luogo, generalmente il responsabile per la conservazione e l’uso responsabile dell’energia è un soggetto laureato in ingegneria che ha alle spalle anni di esperienza nell’ambito della gestione energetica. Si richiede spesso una avanzata competenza tecnologica e la capacità di realizzare studi di fattibilità e di progettazione di sistemi specifici per l’ottimizzazione e l’efficientamento energetico.
Qual è la differenza tra energy manager ed esperto di gestione dell’energia (EGE)?
L’EGE è una figura interdisciplinare che si occupa, secondo la definizione FIRE, di “interpretare al meglio i cambiamenti che hanno interessato il settore nell’ultimo decennio, mutando l’equilibrio degli interessi tra consumatori, fornitori di energia, gestori di rete ed Energy Service Company.” Tra le attività che possono svolgere c’è anche la diagnosi energetica presso le grandi imprese e quelle energivore.
A differenza di quanto accade per l’energy manager, per poter svolgere l’attività di esperto di gestione dell’energia, è necessario ottenere la certificazione EGE che non è legata necessariamente ad un percorso di formazione, quando al rispetto dei requisiti posti dalla legge e dalla normativa europea. È una commissione specifica a valutare, sulla base di un bando, se il candidato risponde sia ai requisiti accademici che professionali per poter essere qualificato come EGE.
A differenza dell’energy manager, l’EGE può essere anche un libero professionista, qualificato, che svolge la sua attività come consulente anche al di fuori dell’azienda. Inoltre, può seguire direttamente pratiche relative alle richieste di incentivi, comprese quelle relative alla certificazione ESCo.
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