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L’igiene degli impianti è un argomento sempre importante, ma oggi lo diventa ancora di più, in quanto i componenti del sistema, se mal tenuti, possono diventare ricettacolo di batteri, funghi e virus, tra cui il Covid-19. Il documento è stato redatto con lo scopo di fornire al datore di lavoro delle istruzioni pratiche sulla manutenzione degli impianti, tenendo conto di quanto riportato dalle leggi regionali, dalle Linee Guida nazionali e dalle norme tecniche esistenti.
Perché l’igiene degli impianti di trattamento aria è importante?
Mantenere una buona qualità dell’aria interna – l’aria che respiriamo negli ambienti confinati – è fondamentale per la salute. La presenza di inquinanti aerodispersi nei luoghi di lavoro chiusi può infatti determinare:
- Sindrome dell’edificio malato, una condizione che consiste in una serie di sintomi aspecifici (ad esempio mal di testa, stanchezza, irritazione agli occhi, ecc.) che scompaiono quando la persona si allontana dall’edificio;
- Building related illness, malattie correlate al fatto di aver frequentato un certo edificio, ma con un quadro patologico specifico e un agente causale preciso: rientrano in questo gruppo, per esempio, la legionellosi, l’asma bronchiale e l’alveolite allergica.
Gli impianti di trattamento aria hanno il compito di garantire il benessere termo igrometrico delle persone, la movimentazione e la qualità dell’aria indoor. Una manutenzione inadeguata di questi sistemi può contribuire alla contaminazione microbiologica e chimica dell’aria negli ambienti confinati: dunque, per salvaguardare la salute dei lavoratori, è imprescindibile assicurare l’igiene degli impianti di trattamento aria, attraverso una corretta gestione e manutenzione.
Come precisa il documento sancito dalla Conferenza Stato-Regioni , sono esclusi da questa procedura gli impianti che non prevedono l’immissione forzata di aria esterna, come termoconvettori, condizionatori a parete e stufe e gli impianti di processo per particolari lavorazioni industriali. Gli impianti che presentano una struttura e una funzionalità semplificate, invece, come quelli privi di umidificazione, sono interessati solo per le parti relative al trattamento dell’aria.
Qualità dell’aria negli ambienti lavorativi: quali sono gli obblighi del datore di lavoro?
In merito ai doveri del datore di lavoro, il documento ricorda che, secondo l’articolo 64 del D.Lgs. 81/2008, quest’ultimo ha l’obbligo di provvedere alla regolare manutenzione e pulizia degli impianti di aerazione. Nello specifico, l’allegato IV specifica che: “Gli stessi impianti devono essere periodicamente sottoposti a controlli, manutenzione, pulizia e sanificazione per la tutela della salute dei lavoratori. Qualsiasi sedimento o sporcizia che potrebbe comportare un pericolo immediato per la salute dei lavoratori, dovuto all’inquinamento dell’aria respirata, deve essere eliminato rapidamente”. Alla luce di questo, scopriamo i passaggi necessari per garantire un’igiene corretta.
Igiene degli impianti di trattamento aria: i controlli e gli interventi da effettuare
Per mantenere il buon funzionamento dell’impianto e la salubrità del sistema bisogna svolgere periodici interventi di pulizia e manutenzione che devono prevedere un’ispezione visiva e un’ispezione tecnica, se necessaria. Per ogni impianto, inoltre, come indicano le Linee Guida Stato Regioni 2006, deve essere previsto e aggiornato un registro degli interventi ordinari e straordinari. Vediamo qual è l’ordine con cui andrebbero effettuati i controlli secondo la Procedura.
Ispezione visiva
L’ispezione visiva permette di verificare le condizioni igieniche dei componenti dell’impianto e la loro funzionalità.
Il responsabile per questo tipo di intervento è il datore di lavoro o un suo incaricato, e il lavoro va svolto dal personale addetto alla manutenzione ordinaria, i cui obblighi formativi sono indicati dalle leggi regionali e dalle Linee Guida Accordo Stato Regioni 2006.
Per quanto riguarda la periodicità, la frequenza consigliata è annuale, o comunque può essere decisa in base ai risultati delle ispezioni precedenti e alla valutazione dei rischi, salvo diverse istruzioni del produttore o indicazioni di leggi specifiche. Inoltre bisogna considerare che fattori come il cambiamento delle condizioni ambientali o di lavoro, la presenza temporanea di fonti d’inquinamento e l’usura possono richiedere ispezioni visive più frequenti.
I principali elementi dell’impianto che devono essere sottoposti a ispezione visiva sono:
- unità di trattamento aria
- terminali di mandata dell’aria
- condotte dell’aria
- torri di raffreddamento
Se dall’ispezione risulta che tutti i requisiti igienici sono rispettati, bisogna registrare l’attività svolta nella check list apposita (che va conservata insieme al registro degli interventi di manutenzione) e ripetere l’ispezione l’anno seguente oppure secondo necessità.
Se i requisiti igienici non sono adeguati, bisogna agire in modo differente:
- Se è chiaro l’intervento da svolgere, si effettua il lavoro necessario (manutenzione ordinaria, pulizia o sanificazione);
- se non è chiaro l’intervento da attuare, si passa all’ispezione tecnica, che prevede una serie di verifiche sull’impianto per capire come agire per ripristinare le giuste condizioni igieniche.
Ispezione tecnica
L’ispezione tecnica permette di accertare le criticità individuate nell’impianto, le azioni da intraprendere e le tempistiche con cui intervenire. Il responsabile della pianificazione dell’ispezione tecnica è sempre il datore di lavoro o un suo incaricato, mentre dell’esecuzione se ne occupa il servizio tecnico o del personale specializzato preposto alla manutenzione. La periodicità varia di caso in caso. In generale, la frequenza può essere programmata in base all’esito dell’ispezione visiva e delle ispezioni tecniche precedenti.
I principali componenti dell’impianto su cui va effettuata l’ispezione tecnica sono:
- unità di trattamento aria;
- condotte;
- terminali di mandata;
- torri di raffreddamento.
Il documento sottolinea che alcune leggi regionali richiedono di verificare lo stato igienico dell’impianto tramite monitoraggio microbiologico delle superfici a contatto con il flusso d’aria. La ricerca di contaminanti di tipo microbico – vegetale o animale – va fatta anche se le persone presenti nell’ambiente lavorativo lamentano sintomi riconducibili all’esposizione ad allergeni di origine biologica, ad esempio riniti, asma, dermatiti, ecc.
Come stabilito dall’Accordo Stato Regioni 2006, i risultati emersi dall’ispezione tecnica devono essere inseriti in un rapporto scritto, sempre da allegare al registro degli interventi. Successivamente, è possibile procedere con le operazioni necessarie di manutenzione ordinaria, pulizia o sanificazione. Ricordiamo che l’ispezione tecnica può essere fatta anche dopo questi lavori, al fine di verificare l’efficacia delle azioni intraprese.
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