La normativa sul trattamento dell’acqua
Il riferimento normativo nazionale per quanto riguarda il trattamento dell’acqua negli impianti termici è la norma tecnica UNI 8065, la cui nuova versione è stata pubblicata nel luglio 2019 (la precedente risaliva al 1989). La nuova norma ha come oggetto la definizione e la determinazione dei parametri chimici e chimico-fisici delle acque utilizzate negli impianti di climatizzazione invernale ed estiva, produzione di acqua calda sanitaria con temperatura fino a 110°C e negli impianti solari termici. Fra le novità introdotte segnaliamo, ad esempio, la verifica di nuove caratteristiche dell’acqua come ph, presenza di cloruri, conducibilità, l’estensione dei casi di risanamento e lavaggio degli impianti, l’ampliamento dell’obbligo di installare defangatore e disaeratore. Uno dei punti salienti della norma resta la necessità per tutti gli impianti di prevedere un condizionamento chimico.
Le leggi di riferimento
Negli anni passati, inoltre, sono usciti dei decreti che hanno sottolineato, approfondito o chiarito specifici argomenti. Le leggi di riferimento attualmente sono il DPR 74/13, il D.M. 10 febbraio 2014 e il D.M. 26 giugno 2015: tutte richiamano la UNI 8065.
Il DPR 59/09, invece, è valido solo per gli impianti che sono stati oggetto di installazione, ristrutturazione o sostituzione del generatore tra il 25/06/2009 e il 01/10/2015.
Nello specifico, il DPR 74/13 ha stabilito una serie di verifiche e registrazioni da effettuare in linea con la UNI 8065. Il D.M. 10 febbraio 2014, invece, ha definito i modelli di libretto di impianto e la loro compilazione e, per quanto riguarda il trattamento dell’acqua, le schede di riferimento sono:
● Scheda 2 – Trattamento acque
● Scheda 14 – Registrazione dei consumi nei vari esercizi. In particolare, si fa riferimento ai punti “14.3 – Consumo di acqua di reintegro nell’impianto del circuito termico” e “14.4 – Consumo di prodotti chimici per il trattamento acqua del circuito dell’impianto termico”.
Se la UNI 8065 indicava già chiaramente l’obbligatorietà del trattamento dell’acqua per tutti gli impianti termici, il D.M. 10 febbraio 2014 ha imposto di dare evidenza a questo.
Importante precisazione: per eseguire il trattamento, non serve per forza un meccanismo di dosaggio (utile per i sistemi di una certa dimensione), ma è sufficiente immettere il prodotto chimico nell’impianto e certificare, nella Scheda 2, che è stato fatto.
Per finire, il D.M. 26 giugno 2015 ha stabilito che per gli impianti con potenza superiore a 100 kW e acqua di alimentazione con durezza maggiore di 15 gradi francesi, è necessario un impianto di addolcimento. In più, per le nuove installazioni con potenza superiore a 35 kW, ha introdotto l’obbligo di inserire contatori (i riferimenti a queste disposizioni si trovano all’art.5 e all’art.6).
Indicazioni utili per il trattamento dell’impianto termico
Vediamo ora dei consigli per trattare correttamente un impianto termico nuovo, un impianto esistente compromesso e un impianto solare termico.
Come fare il trattamento di un impianto termico nuovo
Ecco alcuni passaggi che è bene seguire per il trattamento di un impianto nuovo:
● Prima di tutto, dobbiamo far circolare nell’impianto uno specifico prodotto detergente.
● In seguito, andremo a flussare abbondantemente l’impianto al fine di rimuovere i residui di lavorazione e le impurità.
● Dopo aver preparato il sistema ad accogliere l’acqua al meglio, lo riempiremo con acqua parzialmente addolcita o, in alternativa, parzialmente demineralizzata.
● In più, per far sì che nel tempo si mantengano le condizioni ottimali, è fondamentale attuare un trattamento chimico, condizionando l’impianto con un buon protettivo.
Il trattamento di un impianto esistente compromesso
Nel caso di un impianto di riscaldamento esistente compromesso, sarà necessario un intervento di pulizia. In tal caso, la scelta del prodotto da utilizzare dipenderà da diverse variabili:
● Le condizioni delle tubazioni. Per gli impianti in cattivo stato, è opportuno orientarsi verso un prodotto a pH neutro, lasciandolo lavorare più a lungo. Al contrario, sistemi che presentano una situazione migliore potranno essere puliti con prodotti maggiormente energici.
● La temperatura di esercizio. È importante selezionare il prodotto pulente anche in base al tipo di depositi presenti. Ciò dipende molto dalla temperatura di esercizio: impianti ad alta temperatura avranno maggiori problemi di corrosione, con sedimenti costituiti soprattutto da ossidi; in quelli a bassa temperatura, invece, si formerà una fanghiglia organica, dovuta alla proliferazione microbiologica.
● Il momento. Questo fattore influenzerà la nostra scelta principalmente per motivi pratici. Ad esempio, per ripristinare un sistema di riscaldamento che dovrà essere acceso a breve, potremo optare per un lavaggio rapido – da qualche ora a pochi giorni – e risciacquare l’impianto. In piena stagione capita che si verifichino problemi di rendimento in alcune zone? In tal caso, è consigliabile un prodotto ad azione lenta: in questo modo, risciacqueremo l’impianto a fine stagione, evitando disservizi durante il funzionamento.
Trattamento di un impianto solare
Ecco alcune dritte per quanto riguarda il solare termico:
● Anche in questo caso, su un impianto nuovo, è essenziale preparare le superfici con un apposito lavaggio, prima di immettere il liquido termovettore.
● Su questa tipologia d’impianto, si consiglia l’impiego di prodotti completi pronti all’uso a base di glicole propilenico inibito. Ciò consente di avere la giusta concentrazione di glicole, limitando il rischio di un rapido degrado della soluzione.
● Se il solare è già funzionante e presenta la formazione di morchie e depositi, è fondamentale sostituire il fluido termovettore. Prima di inserire la nuova soluzione, però, è necessario svolgere una buona pulizia del sistema, usando un prodotto apposito.
Trattamento dell’acqua: il controllo periodico
Un impianto termico trattato con inibitore ha bisogno anche di un controllo periodico per assicurare sempre la massima efficienza, verifica da svolgere ogni 12 mesi, salvo diverse indicazioni del prodotto (dopo aver effettuato il trattamento a seguito di un lavaggio, si raccomanda di svolgere un primo controllo dopo 6, massimo 12 mesi). Si tratta di un esame importante, perché un inibitore sotto dosato comporta la formazione di fanghiglie e corrosioni, e ad occuparsene dovrebbe essere l’azienda termoidraulica che segue l’impianto per la manutenzione.
Purtroppo, troppo spesso, ci si ricorda di esaminare la concentrazione dell’inibitore all’interno dell’acqua solo quando il sistema presenta dei problemi.
In realtà, è un’ispezione molto semplice da eseguire: bisogna solo prelevare un campione dell’acqua dell’impianto di riscaldamento, da un punto qualsiasi del circuito, e l’analisi può essere svolta immediatamente sul posto per compilare il libretto. Se il prelievo viene fatto dallo scarico, non dimenticare di far uscire prima l’eventuale sporco accumulato, per poi prendere un campione di acqua tecnica pulita.
Così facendo, puoi comunicare al cliente la situazione e l’eventuale necessità di reintegrare l’inibitore per prevenire problemi: senza dubbi, te ne sarà grato e riconoscerà la tua professionalità. Hai bisogno di approfondire situazioni complesse o preferisci avvalerti del nostro laboratorio? Puoi portarci il campione e confrontarti con i nostri tecnici: contattaci per maggiori informazioni.
Trattamento dell’acqua: gli errori da non commettere
Dopo aver accennato alla normativa e aver dato alcuni suggerimenti per il trattamento degli impianti e l’importanza del controllo periodico, scopriamo ora gli errori da non commettere nel trattamento dell’acqua.
1 – Non verificare lo stato dell’impianto
Prima di iniziare un risanamento di un impianto di riscaldamento, è raccomandabile fare una prova di tenuta sull’impianto da lavare per verificarne lo stato ed evitare che avvengano successive perdite, che erano comunque già presenti prima del trattamento.
Nel caso sia montato un contalitri sulla valvola di alimentazione, consigliamo di controllare che sia funzionante e che non vi siano perdite presenti.
2 – Lavare l’impianto solo con acqua
L’errore più grave è procedere con il semplice svuotamento dell’impianto, il risciacquo e il successivo ricarico con acqua di rete senza utilizzare un pulitore specifico: così facendo, infatti, i sedimenti e i depositi non saranno asportati, comportando notevoli rischi di danneggiamento, soprattutto ai componenti ad alta efficienza. Un impianto lavato solo con acqua resta un impianto sporco con tutte le sue problematiche.
3 – Trattare l’impianto termico con i polifosfati
L’impiego dei polifosfati, o di altre sostanze usate per stabilizzare la durezza dell’acqua sanitaria (che rappresenta un circuito aperto), non ha un’efficacia a lungo termine sugli impianti di riscaldamento. I polifosfati, infatti, sono stabili fino a un massimo di 55-60°C. Tuttavia, a queste temperature sono molto limitati nella durata, e nei circuiti chiusi, con un calore costante di 55-60°C, possono creare sedimenti nei punti più caldi dell’impianto. Per questo vanno usati degli inibitori per impianti di riscaldamento: sono più stabili all’idrolisi e all’azione della temperatura, e mantengono la loro efficacia anche per anni.
4 – Il risciacquo insufficiente dopo il lavaggio
Prima di caricare il condizionante protettivo nell’impianto, assicurati di aver eseguito sempre un abbondante risciacquo: se restano dei residui del pulitore, infatti, questi potrebbero in parte consumare il condizionante.
5 – Rabboccare gli impianti solari
Le miscele glicolate, con un pH inferiore a 7,5, richiedono un accurato lavaggio dell’impianto e la sostituzione totale del glicole. Non rabboccare il glicole consumato: questa operazione, infatti, degraderebbe il glicole nuovo in brevissimo tempo. Inoltre, mai mescolare liquidi anticongelanti di due marche diverse, tranne nel caso in cui la compatibilità sia confermata nella scheda di sicurezza. Per tutti gli impianti vanno adoperati solo liquidi termovettori atossici a base di glicole propilenico.
6 – Usare un condizionante sbagliato
È poi fondamentale utilizzare un condizionante idoneo al tipo di impianto: in caso contrario, si potrebbero verificare dei danni a tutti i componenti. In più, come abbiamo visto precedentemente, un altro errore importante da evitare è rappresentato dal mancato controllo periodico del dosaggio dell’inibitore.
Cerchi ulteriori informazioni sul trattamento dell’acqua nell’impianto termico? Contattaci per una consulenza: insieme sapremo trovare la soluzione giusta alle tue necessità.